domenica 10 febbraio 2013

Agguato nella notte



Uno degli articoli fondamentali del Codice Penale dell’Esercito è il 137 il quale non lascia alcun dubbio sulla pena da infliggere agli imputati ritenuti colpevoli di diserzione con passaggio al nemico. Detto articolo suona così: “Il militare che passerà al nemico, sarà immediatamente considerato disertore e punito di morte previa degradazione”. Sotto la mannaia di queste terribili parole finirono accusati dai loro ufficiali un caporale e quattro soldati comandati in servizio di sentinella nei piccoli posti. Con il termine “piccoli posti” si indicavano quelle buche dove nuclei di soldati vigilavano antistanti le trincee e servivano a dare il segnale di immediato pericolo ai reparti sostanti nelle trincee stesse. E’ evidente che nei piccoli posti i soldati occupavano posizioni le più avanzate e vicine al nemico e non protette da reticolati.

sabato 9 febbraio 2013

Ammutinamento e rivolta a Quinto di Valpolicella.



Non c’è storico della guerra italo austriaca del 1915-1918 che non dedichi spazio agli ammutinamenti e alle rivolte armate che avvennero nell’esercito italiano nel 1917. La più grave fu la rivolta della brigata Catanzaro con la morte e ferimenti di soldati e ufficiali e quando dopo una notte di spari la rivolta fu repressa, essa diede avvio a ripetute fucilazioni dei rivoltosi. Il 1917 fu un anno difficile per la stanchezza dell’esercito: la condanna della guerra da parte del Papa e le parole di speranza dette in Parlamento: “Non più un altro inverno in trincea” erano parole che avrebbero potuto diventare spinte rivoluzionarie. Fu un anno carico di incognite il 1917 che lo sfondamento di Caporetto modificò radicalmente sul Piave le condizioni dell’Isonzo. Alla luce di quei fatti e dall’esame delle buste di processi contro soldati imputati di ammutinamenti e rivolte si sa che pure nel territorio veronese ci fu, molti mesi prima dell’esplosione di rivolta della brigata Catanzaro, un ammutinamento di soldati con spari, distruzione di materiali da casermaggio e urla contro la guerra. La documentazione che svela la rivolta veronese si trova negli atti del processo del Tribunale militare di guerra Intendenza 1° Armata che giudico 24 soldati ritenuti responsabili degli episodi sedizioni. (1° nota. ASVr, TMVr, Fascicolo personale 77/1917).

venerdì 8 febbraio 2013

Battaglia Malga Zurez e Dosso Alto del monte Altissimo 30.12.1915. Morti e feriti.



Nelle prime ore del 24 maggio 1915 il preordinato segnale d'avvio delle operazioni di guerra squillò. Un lungo segnale di tromba fece muovere le truppe del 6° reggimento Alpini che ammassate e affardellate al di qua della frontiera italo-austriaca attendevano l'inizio della guerra guerreggiata contro l'Austria. Superata la linea ideale di confine a Passo Campione e divelti i cippi confinari, tre compagnie del battaglione Verona e reparti di fanteria che erano schierati sul massiccio del Baldo, s'avviarono all'interno del territorio nemico in direzione della vetta del monte Altissimo. I soldati avanzarono con cautela temendo insidie, che non c'erano, perché gli austriaci si erano ritirati lasciando nel territorio abbandonato solo qualche pattuglia di Stanschutzen.

mercoledì 6 febbraio 2013

Le battaglie dell'Isonzo del 1915


Caduti nella battaglia d’avvio dal 24 maggio al 22.6.1915 : lo sbalzo iniziale

Mossosi l'esercito il 24.5.1915 oltre la frontiera italo austriaca si ebbero nei primi giorni di guerra quello che fu chiamato lo sbalzo iniziale. L'avanzata delle formazioni italiane fu troppo lento per timore di sorprese e per indecisione di capi. In tal modo si procedette lentamente e si persero opportunità di occupare posizioni strategiche che non riuscimmo più a conquistare pur a prezzo di gran spargimento di sangue.

Attacco navale austroungarico alle coste italiane dell'Adriatico.


Il primo importante scontro tra il regno d'Italia e l'impero austroungarico non fu una battaglia terrestre bensì marittima. Essa ebbe avvio nelle primissime ore del mattino del 24 maggio 1915 e fu sferrato dalla flotta imperiale che venne a bombardare la costa adriatica e le città italiane che si affacciano sul mare da Bisceglie a Rimini e la linea ferroviaria adriatica, importantissima arteria di trasporto di materiali militari e soldati verso il fronte friulano. Particolare cura d'attacco si svolse contro la città di Ancona.