Uno degli articoli
fondamentali del Codice Penale dell’Esercito è il 137 il quale non
lascia alcun dubbio sulla pena da infliggere agli imputati ritenuti
colpevoli di diserzione con passaggio al nemico. Detto articolo suona
così: “Il militare che passerà al nemico, sarà immediatamente
considerato disertore e punito di morte previa degradazione”. Sotto
la mannaia di queste terribili parole finirono accusati dai loro
ufficiali un caporale e quattro soldati comandati in servizio di
sentinella nei piccoli posti. Con il termine “piccoli posti” si
indicavano quelle buche dove nuclei di soldati vigilavano antistanti
le trincee e servivano a dare il segnale di immediato pericolo ai
reparti sostanti nelle trincee stesse. E’ evidente che nei piccoli
posti i soldati occupavano posizioni le più avanzate e vicine al
nemico e non protette da reticolati.
domenica 10 febbraio 2013
sabato 9 febbraio 2013
Ammutinamento e rivolta a Quinto di Valpolicella.
Non c’è storico della
guerra italo austriaca del 1915-1918 che non dedichi spazio agli
ammutinamenti e alle rivolte armate che avvennero nell’esercito
italiano nel 1917. La più grave fu la rivolta della brigata
Catanzaro con la morte e ferimenti di soldati e ufficiali e quando
dopo una notte di spari la rivolta fu repressa, essa diede avvio a
ripetute fucilazioni dei rivoltosi. Il 1917 fu un anno difficile per
la stanchezza dell’esercito: la condanna della guerra da parte del
Papa e le parole di speranza dette in Parlamento: “Non più un
altro inverno in trincea” erano parole che avrebbero potuto
diventare spinte rivoluzionarie. Fu un anno carico di incognite il
1917 che lo sfondamento di Caporetto modificò radicalmente sul Piave
le condizioni dell’Isonzo. Alla luce di quei fatti e dall’esame
delle buste di processi contro soldati imputati di ammutinamenti e
rivolte si sa che pure nel territorio veronese ci fu, molti mesi
prima dell’esplosione di rivolta della brigata Catanzaro, un
ammutinamento di soldati con spari, distruzione di materiali da
casermaggio e urla contro la guerra. La documentazione che svela la
rivolta veronese si trova negli atti del processo del Tribunale
militare di guerra Intendenza 1° Armata che giudico 24 soldati
ritenuti responsabili degli episodi sedizioni. (1° nota. ASVr, TMVr,
Fascicolo personale 77/1917).
venerdì 8 febbraio 2013
Battaglia Malga Zurez e Dosso Alto del monte Altissimo 30.12.1915. Morti e feriti.
Nelle
prime ore del 24 maggio 1915 il preordinato segnale d'avvio delle
operazioni di guerra squillò. Un lungo segnale di tromba fece
muovere le truppe del 6° reggimento Alpini che ammassate e
affardellate al di qua della frontiera italo-austriaca attendevano
l'inizio della guerra guerreggiata contro l'Austria. Superata la
linea ideale di confine a Passo Campione e divelti i cippi confinari,
tre compagnie del battaglione Verona e reparti di fanteria che erano
schierati sul massiccio del Baldo, s'avviarono all'interno del
territorio nemico in direzione della vetta del monte Altissimo. I
soldati avanzarono con cautela temendo insidie, che non c'erano,
perché gli austriaci si erano ritirati lasciando nel territorio
abbandonato solo qualche pattuglia di Stanschutzen.
mercoledì 6 febbraio 2013
Le battaglie dell'Isonzo del 1915
Caduti
nella battaglia d’avvio dal 24 maggio al 22.6.1915 : lo sbalzo
iniziale
Mossosi
l'esercito il 24.5.1915 oltre la frontiera italo austriaca si ebbero
nei primi giorni di guerra quello che fu chiamato lo sbalzo
iniziale. L'avanzata delle formazioni italiane fu troppo lento per
timore di sorprese e per indecisione di capi. In tal modo si
procedette lentamente e si persero opportunità di occupare posizioni
strategiche che non riuscimmo più a conquistare pur a prezzo di gran
spargimento di sangue.
Attacco navale austroungarico alle coste italiane dell'Adriatico.
Il
primo importante scontro tra il regno d'Italia e l'impero
austroungarico non fu una battaglia terrestre bensì marittima. Essa
ebbe avvio nelle primissime ore del mattino del 24 maggio 1915 e fu
sferrato dalla flotta imperiale che venne a bombardare la costa
adriatica e le città italiane che si affacciano sul mare da
Bisceglie a Rimini e la linea ferroviaria adriatica, importantissima
arteria di trasporto di materiali militari e soldati verso il fronte
friulano. Particolare cura d'attacco si svolse contro la città di
Ancona.
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